mercoledì 12 maggio 2010

Una troia in erba

Mara non era una diciotenne molto diversa dalle sue coetanee, le piaceva la
musica moderna, le piacevano i vestiti, la bigiotteria e soprattutto i ragazzi.
A scuola andava abbastanza bene, ma lei cercava di piu' di una vita fatta solo
di amiche con cui parlare di ragazzi.
Suo papa', come tanti papa', aveva un computer a casa e anche Mara aveva
scoperto il piacere di usarlo per navigare in internet. Da alcuni mesi aveva
anche iniziato a chattare conoscendo Alberto, un ragazzo 24enne di una citta'
vicina. Nonostante la differenza di eta' Alberto la faceva sentire bella e
importante e non pote' presto non innamorarsene.
Furono mesi difficili. La scuola non andava bene e anche le amiche si erano
allontanata da lei che oramai si sentiva gia' adulta, legata ad un ragazzo cosi'
piu' grande. Anche in casa la situazione non era rosea; il padre si lamentava
dei suoi insuccessi scolastici e dell'uso sempre piu' massiccio che faceva del
computer e di internet.
Una sera Mara era triste anche se stava chattando con Alberto e fu in quel
preciso momento che lei decise di andare da lui, pur con tanta incertezza nel
cuore. Era un decisione presa cosi', di getto. Di lui conosceva soltanto il nome
e l'indirizzo. Non sapeva invece Alberto non era sempre stato sincero con lei...
Tento' di dissuaderla dal venire ma lei insistette, non volle sentire ragioni e
credendosi gia' grande volle provare, andare, scappare dal suo innamorato, senza
dire nulla ai genitori, immediatamente, di sera.
Mara corse a riempire il suo zainetto con un ricambio di vestiti, il dentifricio
e lo spazzolino, qualche soldo e usci' di casa senza dire nulla a suo papa' e a
sua mamma. Aspetto' un autobus e poi subito in stazione. "Che follia!" penso',
ma una follia d'amore. Sembrava una cosa cosi' bella, cosi' romantica!
In stazione aspetto' un treno, uno qualunque purche' fermasse nella citta' di
Alberto. Aspetto' un'ora ma poi finalmente il treno arrivo'. Chiese conferma
della destinazione ad una signora che partiva anche lei e poi sali'. Gli
scompartimenti erano quasi tutti vuoi e si sistemo' in uno di questi.
Il tempo scorse piano, il finestrino rimaneva sempre nero per il buio della
notte.
Quando arrivo' a destinazione Mara era felice anche se non sapeva dove andare.
Chiese qualche indicazione a dei personaggi poco raccomandabili, gli unici
presenti a quell'ora in stazione. Cammino' molto, da sola e impaurita'. Aveva
tanta voglia di arrivare, ma non arrivo' mai.
L'indirizzo non esisteva. La via era giusta, ma il numero civico non c'era. La
strada non arrivava fino al numero 65 come gli aveva detto Alberto. Fece passare
tutti i campanelli della via ma del cognome di Alberto non c'era traccia. Come
era possibile? Perche' Alberto non le aveva dato l'indirizzo giusto? E cosa
avrebbe fatto adesso?
Rimase un po' intontita. Dopo tutto quel viaggio... Aveva la testa piena di
pensieri che di colpo si erano congelati.
Lentamente fece qualche passo per tornare verso la stazione. Non ricordava
esattamente la strada, il buio e la solitudine della notte non l'aiutavano.
Ad un certo punto avvenne un incontro decisamente sfortunato. Un gruppo di
extracomunitari, tutti negri, le si fece incontro. Parlavano una lingua che lei
non conosceva, non capiva cosa dicessero. Loro si facevano sempre piu' spavaldi,
ridevano e iniziarono a spingerla. Poi si fecero seri, scambiarono qualche
parola, poi uno di loro la sollevo' tenendole una mano sulla bocca e una sulla
pancia e portarono via in fretta. Mara non capiva, si sentiva sballottata e
stretta, non sembrava vero quello che stava accadendo. Qualche passo ancora e fu
messa su un'auto che assieme ad altre parti'. Mara era sconvolta, non aveva la
forza di parlare.
Arrivarono in un posto ancora piu' buio, una specie di fabbricato abbandonato.
In giro c'erano soltanto sterpaglie e sporcizia. La poca luce che c'era era
ottenuta con qualche lampada attaccata a stento ad un quadro elettrico.
I negri non avevano fatto altro che parlare e ridere e ora chiamavano gli altri
che dormivano nel capannone. In tutto una trentina di uomini, tutti negri, chi
piu' scuro chi piu' chiaro. Iniziarono a spogliare Mara con irruenza. Fu allora
che scoppio' a piangere, e a urlare, e a divincolarsi con forza, ma non pote'
fare nulla. Loro erano tanti e forti, lei era una ragazzina di 18 anni.
Le misero della stoffa nella bocca legata intorno alla testa. Poi senti' che la
fecero sdraiare. E il dramma ebbe inizio.
Il primo negro si abbasso' i pantaloni e nel tripudio generale si stese sopra di
lei e la penetro' con forza. Mara era naturalmente ancora vergine, anzi in quel
momento ormai non lo era piu'. Il negro la scopo' muovendo il suo corpo nero su
quello bianco e cosi' piccolo di Mara. Era una immagine davvero oscena.
Continuo' per una decina di minuti, poi venne riempiendo la vagina di Mara col
suo sperma. Lei non aveva provato piacere, ma non fu cosi' quando il secondo e
poi il terzo negro si avvicendarono su di lei. Fu stuprata ancora e ancora con
forza, spingevano per entrare dentro di lei e depositavano il loro seme nel suo
piccolo corpicino. Mara era completamente soggiogata, non opponeva nessuna
resistenza, anzi aveva iniziato a provare piacere da quel rapporto cosi'
bestiale.
Altri negri approfittarono di lei in nuove posizioni. Le fecero fare di tutto,
la sodomizzarono, la misero a quattro zampe e la scoparono ferocemente in due,
poi le tolsero il bavaglio e la scoparono anche in tre. Mara ormai non pensava
piu', era preda del piacere sessuale che provava. Era tutto cosi' perverso e
bestiale e sporco ma a Mara piaceva da impazzire.
I negri le venivano ovunque, uno alla volta la scopavano nel canale che si era
reso momentaneamente libero e la riempivano di sperma, nella figa, nel culo e
nella bocca. Mara prendeva tutto e non lasciava scappare niente. Ormai godeva,
rideva e si prestava a tutti quei rapporti. Le piaceva essere stuprata a quella
maniera da un gruppo di negri.
Passarono ore intere, dieci negri, venti e poi trenta avevano approfittato del
suo corpo dolce e candido. Mara era esausta, veramente provata nello spirito e
nel corpo. Seme di negro usciva dal suo corpo e ricopriva il suo viso e il suo
corpo.
per un istante sembrava che tutto fosse finito, ma Mara anche se stanca ormai
sentiva di non poter piu' fare a meno di quello che aveva provato, cosi' si
avvicinava ai negri che l'avevano stuprata e di sua spontanea volonta' prendeva
in bocca il loro cazzo e lo succhiava finche' non le veniva in bocca.
Continuo' cosi' ancora per un'ora, poi stremata venne lasciata addormentare su
un materasso, cosi' com'era, nuda e ricoperta di sperma.
La mattina fu svegliata da un negro che stava approfittando di lei. Trovo' il
suo cazzo che stava entrando dentro di lei, ma questa volta fu diverso. Questa
volta Mara godette davvero e richiamo' gli altri negri perche' venissero a
vederla e a stuprarla anche loro.
Questa e' la storia di Mara e della sua prima volta, stuprata da un gruppo di
trenta negri. Non ha piu' fatto ritorno a casa e nessuno ha piu' saputo nulla di
lei. Oggi ha 20 anni, e' ancora la puttana di quel gruppo di negri e viene
fatta prostituire ad altri extracomunitari ma per sua scelta soltanto negri. E'
incinta di otto mesi ma non per questo rinuncia ai suoi quotidiani bestiali
stupri di gruppo.

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