domenica 5 dicembre 2010

Un racconto di umiliazione sessuale

Bel racconto di umiliazione sessuale e stiamo parlando di sesso di gruppo. Insomma, in questo racconto si trovano un gran numero di perversioni mischiate insieme.
Elena fece girare la bottiglia con forza e determinazione. Per
questo la bottiglia impiegò un pò a terminare le sue rotazioni, ma
alla fine si fermò e la sua punta indicò proprio Maria!
Questa rimase sconvolta e quasi gridò per la sorpresa, mentre Elena
sentì che una scarica di perverso piacere le attraversava il corpo.
Era stata una fortuna incredibile, e l'avvocatessa pensò che mai
nella vita avrebbe creduto di essere in una tale posizione verso
quella stronza di Maria, verso quella perbenista piena di
preconcetti che la odiava perché era lesbica.
Maria, dal canto suo, quasi si gettò addosso a Elena
gridandole "Brutta lesbicona! Hai barato! È impossibile che ad
uscire sono stata proprio io!", ma Livio e sua moglie la fermarono.
"Ah ah" rise Elena senza scomporsi affatto "è stato il destino, cara
la mia santarellina, che mi ha fatto questo regalo, significa che ti
meritavi tutto quello che ti farò!"
"Tu non mi farai proprio niente, puttanella" le gridò in faccia
Maria "perché io me ne vado!" e si girò per andare verso la porta.

"Mia cara Maria" le fece Livio "sei proprio sicura di voler
abbandonare il gioco? Sai che ci sarebbero conseguenza non molto
allegre per te"
"Vai a quel paese tu e i tuoi maledetti ricatti" gridò lei "non ho
paura di un morto di fame come te"
"Come vuoi cara" disse la ragazza di Livio con voce divertita "sono
sicura che la polizia e i magistrati saranno felici di sapere di
tutte le frodi e tutti i traffici che hai commesso per assicurarti
il potere, e anche i tuoi lettori ne saranno incuriositi"
"Maledetti stronzi!" disse lei con rabbia "ho messo tutta la mia
energia per arrivare dove sono, e non mi farò rovinare da un paio di
pervertiti e da una lesbicona" disse e si rivolse ad Elena "avanti
troia, sono pronta, fai quello che devi fare e poi dammi quella
bottiglia"
"Sta a te cominciare, stronzetta" le disse Elena con sarcasmo e
derisione "togliti gonna e mutande, subito!"
Maria diventò rossa di vergogna, il suo corpo procace era sacro per
lei, e non si era mai spogliata davanti a nessuno quando la luce era
accesa. Qui invece c'erano ben quattro maschi, tra cui quel porco
viscido di Omar, ma la cosa che più la umiliava era farsi vedere da
quella contro natura di Elena.
Ma non aveva scelta e, cercando di dissimulare la vergogna, si
sbottonò la gonna e la fece scivolare ai suoi piedi. Gli occhi di
tutti fissavano le sue gambe, lunghe e carnose, nude e senza alcun
velo. Maria infatti non portava ne calze ne collant, ma soltanto
delle scarpe col mezzo tacco.
Sopra indossava una camicia nera, la cui lunghezza non era neanche
sufficiente a coprire interamente le sue mutandine. Maria cercò di
abbassare il più possibile l'orlo della camicia, ma quel suo
movimento, che ebbe scarso successo, finì per renderla ancora più
provocante.
Maria cercava di non guardarsi intorno, ma immaginava che adesso
tutti la stessero guardando con vivo interesse. Ed era proprio così.
Omar era già eccitato al massimo, Livio la osservava compiaciuto e
Gianni le disse "Mia cara, sei proprio interessante da guardare" e
rise.
"Avanti troietta, non farti pregare troppo" le disse Elena "togliti
anche le mutande..... sempre che tu le porti" disse anche lei con
una risata sarcastica.
Maria cercò di riacquistare la sua abituale saccenza, e rispose "io
non sono mica una svergognata come te, e come voi! E questa me la
pagherete cara!". Maria si rese anche conto che ritardare il momento
della sua umiliazione era del tutto inutile, così si abbassò le
mutande e le lasciò lì a terra. Erano un modello a culotte, ma molto
castigato.
Presa da un forte senso di vergogna Maria si sedette subito sulla
sedia, accavallando le gambe velocemente e tenendole strette, in
modo da coprire il più possibile le sue vergogne.
Era rossa e sudata, e gli occhi erano infuocati di odio.
Ma i suoi "amici" non erano per niente spaventati, anzi. Luciano
prese anche le mutandine di Maria e le osservò con l'occhio esperto
dello stilista, infine pontificò "Oh dio Maria! Che gusti retrò che
hai! Queste le portava mia nonna lo sai? Ah Ah"
Maria esplose come un fiume in piena, ricoprì Luciano di offese e lo
chiamò "brutto frocione", e poi rimase immobile ansimando.
Luciano non si scompose per niente, ma le disse semplicemente che da
una perbenista come lei non si aspettava altro che razzismo e
stupidità, poi disse ad Elena, con un sorrisetto "mia cara, dai pure
inizio alla punizione".
Elena non se lo fece ripetere e ordinò a Maria di alzarsi e di
mettere le mani sul tavolo, con il culo all'insù.
Maria non aveva scelta, e si alzò dalla sedia tremante di rabbia e
di umiliazione. La camicia le lasciava scoperta la parte finale del
suo culo perfetto, e sul davanti lasciava intravedere un pò di peli
del suo "sacro" pube. Maria se ne rendeva conto e avrebbe voluto
scomparire dalla vergogna. E la sua vergogna non era causata
soltanto dagli sguardi da porco di Omar e dalle occhiate di tutta la
compagnia, ma soprattutto ad umiliarla era farsi vedere così da
quella lesbica di Elena,quella pervertita a cui piacevano le donne.
Per arrivare al tavolo, Maria dovette passare accanto a Omar, che se
la sbirciò per bene. Appena lei fu passata Omar si alzò dalla sedia
e le venne dietro, e nel farlo toccò con la mano la sua spalla,
forse inavvertitamente. Maria si girò furiosa e gli urlò "Non mi
toccare porco pervertito!".
"E che sei di cristallo.... ah ah" rise lui "vai a farti fottere,
cara la mia principessina sul pisello, mi godrò tutto il tuo
spettacolino" e rise con la sua risata lasciva.
Maria si sentì svenire dalla rabbia e dall'umiliazione, accresciuta
anche dal fatto che la donna di Livio la guardò con una risatina di
derisione.
A questo punto la direttrice del famoso giornale cattolico si
sentiva completamente umiliata, e sapeva che era meglio sbrigarsi
con la sua punizione, perché ogni istante si sentiva venir meno.
Appoggiò dunque le mani sul tavolo e rimase per un secondo immobile,
mentre tutti la guardavano eccitati. Poi, con uno sbuffo saccente,
si tirò indietro, abbassò la faccia sul tavolo e alzò il culo.
Le sue bellissime gambe unite erano sufficienti per farar eccitare
anche un santo, mentre il culo era ancora coperto dalla camicia.
Elena, con maligna sensualità alzò piano la camicia scoprendo il
culo della sua nemica. Un mugolio di umiliazione scappò alla
santarella Maria, ma era ancora l'inizio.
Elena le ordinò di allargare le gambe e lei dovette ubbidire.
Divaricate le cosce la sua fica si aprì oscenamente davanti a tutti,
mentre i peli pubici spuntavano da dietro, ricci ed eccitanti.
Maria emise un "ohhhhh" umiliato. Era esposta davanti agli sguardi
perversi di quegli schifosi.
Gianni la guardò in faccia e le disse "è proprio uno spettacolo
piacevole, cara la mia suora" ma lei era troppo presa dalla vergogna
per rispondere. Anzi, abbassò lo sguardo sul tavolo e cercò di
estraniarsi dalla situazione. Ma si riscosse subito sentendo che
Omar diceva ad Elena "toh, prendi questa, sarà un onore per la mia
cinta frustare il culo di questa stronza".
Maria si girò e voleva dire a tutti quanto li odiava, ma fu zittita
dalla prima "frustata" che colpì il suo gluteo sinistro.
Non era stata molto forte e Maria emise soltanto un piccolo
gridolino, ma lo stesso la paura si impadronì di lei insieme alla
fortissima umiliazione.
"Zoccola, è quello che ti meriti per la tua ipocrita perbenaggine"
le disse Elena e le vibrò un'altra cinghiata, colpendo entrambi i
glutei.
"Aaaaah brutta stronza te ne pentirai" urlò Maria, ma Elena continuò
a frustarla sempre più forte.
"Sei soltanto una puttanella" continuava a gridarle Elena, come se
non bastasse già l'umiliazione delle frustate "questo ti servirà
proprio di lezione"
Maria gemeva ed urlava di dolore, ma ebbe un sussulto quando vide,
con la coda dell'occhio, che Angela, la donna di Livio, stava
prendendo una macchina fotografica!
"No questo non p nei patti!" urlò Matria girandosi, ma Elena la
frustò con una forza unaudita.
"I patti sono quelli che voglio i, cara la mia stronzetta" le
rispose Livio, mentre lei ancora non si riprendeva dal dolore
dell'ultima frustata.
"Io.... ohhhhh.... maledetti" riusciva soltanto a dire Maria.
"E questi sono per gli articoli anti-omosessualità che pubblichi sui
giornali" disse Elena e le assestò un'ultima serie di frustate,
mettendoci tutta la forza residua, mentre ad ogni frustata un flash
ricordava a Maria che la sua umiliazione veniva ben immortalata.
Elena si era eccitata da morie, aveva addirittura paura che i suoi
umori le colassero fino ai piedi, visto che non aveva più le
mutandine. Gli altri avevano assistito in un crescendo di
eccitazione, e anche Luciano, benché gay, aveva goduto a vedere
quella santarellina frustata ed umiliata.
Omar poi aveva infilato la mano nella tasca destra dei suoi
pantaloni, che teneva sempre bucata, e da li era arrivato a
masturbarsi il cazzone e per poco non era venuto nei pantaloni.

Esausta per la forza immessa nelle frustate Elena si riposò
soddisfatta sulla sedia. Maria cercò di ricomporsi, ma aveva la
faccia rossa e alcune lacrime le bagnavano il viso. Il suo culo era
rosso e con alcune tumefazioni dovute alla forza dei colpi.
"Adesso posso riavere i miei vestiti" disse a Livio guardandolo con
odio
"Ma certo che... no" rise lui "la regola qui è che quando qualcuno
perde qualcosa.... la perde e basta"
Maria se l'aspettava ma fu lo stesso un annuncio sconvolgente per
lei. Si sentì impazzire di vergogna ma, per cercare disperatamente
di mascherare la cosa, girò la faccia a Livio e andò alla sua sedia
senza fiatare. Si sedette e subito urlò di dolore, per il contatto
della sedia con il suo culo torturato.
Immediatamente e velocemente accavallò le gambe, mugolando di
vergogna.
Angela l'aveva fotografata con una polaroid, così fu subito in grado
di dare a tutti i presenti un pò di fotografie di Maria.
Lei sopportò quest'ultima umiliazione cercando di trattenersi, anche
se balzò quasi dalla sedia quando Elena chiese di poter tenere un
po' di foto e Angela le disse di si.
"Così la prossima volta che scrivi qualcosa contro le lesbiche" le
disse Elena "e citi ME descrivendomi come una debosciata, avrò
anch'io un paio di belle notizie da dare ai giornale, con tanto di
foto".
"Te le farò risputare quelle foto, stronza" le gridò Maria, e poi si
fermò a riflettere.
"Molto bene" disse dopo un paio di secondi "Così io sono quella
retrograda e voi siete i grandi viveur, vero? Allora vediamo chi di
voi ha il coraggio di andare a prendere un caffè qui al bar sotto la
via.... completamente nudo!"
Tutti ammutolirono.
"Se siete tanto moderni e disinvolti... beh... voglio vedere che
faccia fate a sputtanarvi davanti a tutti.... sarà un vero piacere
guardarvi"
"Ma.... Tu sei pazza" le urlò Laura echeggiata da tutti "a parte la
vergogna..... chi farà questa cosa verrà arrestato!"
"Ah ah.... i due o tre poliziotti che stanno in questo quartiere di
periferia li conosciamo tutti, da bambini, da quando venivano qui
alla casa del Barone insieme agli altri coetanei. Sono sicura che
chiunque di noi sarebbe in grado di convincerli.... in qualsiasi
modo.... ah ah".
Questa di Maria era proprio una penitenza con i fiocchi, ma tutti
avevano troppo da perdere.
Maria si alzò dalla sedia e, cercando di coprirsi il più possibile,
si chinò e fece girare la bottiglia, che tutti seguirono con gli
occhi e con il fiato sospeso, mentre Livio sorrideva compiaciuto.

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