venerdì 13 aprile 2012

Una storia di sesso

Una storia di sesso e di erotismo con tanta ironia. A me è piaciuta molto e a voi?

storia di sesso

Che giornataccia! Patunzia si sentiva veramente stanca. Si abbandonò quindi,
praticamente stravolta, sul letto di casa sua, sognando per un attimo di non
dover preparare la cena e sbrigare le altre faccende che, dannazione, le
donne sembrano condannate a fare, non solo le casalinghe ma anche quelle
come lei che lavorano fuori casa per otto ore giornaliere e poi si ritrovano
con un marito esigente, stanco anche lui, che spesso non ha voglia neanche
di scopare. Si alzò sbuffando e si guardò allo specchio: riflessa sulla
lucida superficie c'era una donna ancora abbastanza giovane, senz'altro non
bellissima ma piacente, di una bellezza mediterranea con capelli nerissimi
leggermente riccioluti. Il seno era sufficientemente grande, ma non
abbastanza da poter essere definito prosperoso, mentre il resto del corpo si
sviluppava attorno a due fianchi larghi ed abbondanti. Le labbra carnose, il
naso sottile e gli occhi anch'essi neri, dotati di lunghe fatali
sopracciglia, contribuivano a delineare l'immagine di una donna
perfettamente in grado di attirare gli sguardi dell'altro sesso. Si voltò in
modo da osservare la forma del sedere così come poteva essere vista sotto la
stoffa della sottana: una curva armoniosa, una forma soda, un'architettura
decisamente interessante. Sul viso si disegnò una smorfia di disappunto: non
si capiva proprio l'attuale disinteresse di Pantronfio. Ultimamente suo
marito era particolarmente stanco, svogliato, inappetente, ...ma solo sotto
il profilo sessuale, chè in quanto al cibo di appetiti ne aveva, eccome!
Mangiava praticamente per due, senza ingrassare di un etto. Anzi, Patunzia
lo trovava leggermente dimagrito, a dispetto dell'ingestione irriguardosa di
primi piatti e seconde pietanze luculliane. Sbuffò come per soffiare via
quei pensieri fastidiosi e si diresse in cucina. Di malavoglia cominciò ad
apparecchiare. Tra poco Pantronfio sarebbe arrivato, si sarebbe seduto a
tavola ed avrebbe detto: "Che fame!", impugnando le posate come due scettri,
coltello e forchetta, una per mano, proprio come nella pubblicità del tonno
in scatola.
La tavola era finalmente apparecchiata. Una splendida tovaglia impermeabile
plastificata supportava un paio di piatti ed un paio di bicchieri. C'era una
caraffa di vino rosso ed un'altra con l'acqua di rubinetto. Era decisa a
cuocere dei bastoncini di pesce surgelati: veloci e gustosi.
Accese la televisione e sedette verificando con sconforto che anche quella
sera nessun programma era di suo gradimento: sul primo canale Bisteccone
parlava di gastronomia, mentre sul secondo Bongiorno curava le previsioni
del tempo. Sul terzo Maria Annunziata faceva la presentatrice in una
trasmissione religiosa, poi sarebbe seguito Lubrano con un programma sulla
lingua italiana, dove avrebbe spiegato che non si dice "lu brano", ma "il
brano". Sulle reti MenaSet lo scenario era ugualmente squallido. Canale 5
mandava in onda il famoso film "Una mano lava l'altra", del grande regista
tunisino Craperi; invece rete 4 stava facendo pubblicità ad un reportage
giornalistico sui coltivatori di bietole nane in Bielorussia. Con una decisa
pressione sul tasto OFF, spense il televisore. La noia che stava provando
era mortale.
Come contorno decise di preparare dei sedani, da intingere nel pinzimonio.
Aveva letto su "Maniglia Cristiana" che il sedano, se intinto in un
pinzimonio preparato a regola d'arte facendo attenzione a rispettare le
debite proporzioni di dosaggio tra i pochi componenti, poteva avere un
effetto afrodisiaco: proprio quello che ci voleva per Pantronfio. Avrebbe
tentato, con quel rimedio casalingo, di porre fine al pesante digiuno
scopareccio che durava da ormai troppo tempo, non avrebbe saputo precisare
da quanto.
Aveva tra le mani quel bel sedano e le venne da sorridere pensando che le
sarebbe piaciuto, davvero, infilarselo tra le gambe, dopo averlo pulito ben
bene. Poi l'avrebbe dato da mangiare a suo marito senza neanche lavarlo,
sperando in un rafforzamento dell'effetto afrodisiaco.
Si recò quindi nuovamente in camera da letto e si piazzò avanti lo specchio.
Tirò su la gonna e rimirò per pochi istanti le caviglie, i polpacci e le
cosce. Poi sfilò gli slip facendoli cadere a terra ed uscendone con i piedi.
Sedette sul letto e divaricò le gambe come una pornostar: eccola la sua
pussy, già bagnata, in quanto non poteva negare a se stessa che l'idea di
masturbarsi con quel sedano le piacesse molto, anche se era una
stupidaggine, stava facendo una sciocchezza, una vera stronzata...
Ma allargò ancora di più le gambe e cominciò a sfregarsi la punta del sedano
tra le piccole labbra. La sensazione fu prima di freddo, poi un tumulto di
sensazioni piacevolissime si impadronì di lei e forzò in modo da penetrarsi.
Godette nel sentirsi piena di quel vegetale... a cosa si era ridotta, povera
Patunzia, pensò; a cosa l'avevano spinta il digiuno e la castità forzata.
Però guardarsi allo specchio, con quell'ortaggio in fica, era piacevole,
cazzo!
Stava quasi per venire ma si trattenne: tra poco Pantronfio sarebbe
arrivato, e lei sperava sempre in una serata erotica (secondo il calcolo
delle probabilità, quella poteva essere la volta buona), preferendo quindi
riservare le emozioni più forti al rapporto a due anzichè all'amore
solitario.
Si rivestì velocemente non appena udì la porta di ingresso aprirsi (mise il
sedano tra gli altri a tavola, senza sciacquarlo).
Pantronfio era entrato. Si stava togliendo il cappotto ed aveva appena
posato la ventiquattrore per terra: appariva molto pallido, ultimamente
quell'uomo sembrava aver perso tutte le forze.
"Ciao, amore!" esclamò lei buttandogli le braccia al collo. Lo strinse a sè
in modo da fargli sentire le curve flessuose del suo corpo e la pressione
dei seni sul torace, ma una sensazione di gelo la fece rabbrividire, al
punto da chiedere: "Ma... ti senti bene?"
"Mai sentito meglio" rispose lui, apparentemente sicuro. Con un braccio la
scansò e si avviò verso la sala da pranzo. "Che fame!" commentò.
"Ecco, ci risiamo" pensò Patunzia; ma disse semplicemente: "Tesoro, abbiamo
i bastoncini di pesce e... del pinzimonio, che ne dici?"
"Purchè si mangi, va tutto bene" fece lui, impugnando le posate nel modo che
lei ben conosceva.
"Com'è andato il lavoro, caro?" Si chinò di fronte ai suoi occhi per
versargli una porzione di cibo: in tal modo scoprì attraverso la scollatura
della camicetta un po' del suo seno. Ma lui sembrava aver occhi solo per il
piatto.
"Come sempre, cara" rispose. Tra poco avrebbe avuto la bocca piena e le
opportunità di colloquio sarebbero scemate. "Cosa c'è di bello in tv?"
"Di bello... niente" sentenziò Patunzia. Guardava il marito sconcertata per
il pallore che notava in volto, ed un'idea le balenò come un flash accecante
di luce violenta per la prima volta in mente: e... e se avesse avuto
un'altra donna? Un'altra donna che ne esauriva prepotentemente ogni risorsa
come una virago, come una succhiatrice di anime?
"Che fai tu, non mangi?" chiese Pantronfio con la bocca piena, per cui ne
uscì una frase molto meno limpida da interpretare.
"Ho poca fame" spiegò lei, aggiungendo solo tra sè: "...di cibo, tesoro, ho
poca fame di cibo. L'esatto tuo contrario."
In quel preciso istante lui afferrò il famoso sedano, lo intinse nel
pinzimonio e lo divorò in pochi istanti. Sembrava per il momento sazio, un
po' di colorito cominciava ad affiorare sulle guance. Si abbandonò sulla
spalliera della sedia: "Cara..." cominciò a dire, e lei, speranzosa:
"Sì...?"
"Vado subito a dormire" disse lui, alzandosi. "Ho una stanchezza mortale."
Quando Pantronfio era già in camera da letto, prese il coraggio a quattro
mani ed affrontò una volta per tutte l'argomento che più le stava a cuore.
Mentre lui si infilava il pigiama seduto sul letto, lei gli si piazzò
davanti con le mani sui fianchi e così lo apostrofò: "Pantronfio." Lui alzò
lo sguardo sorpreso dal tono della voce di sua moglie. "Saranno almeno tre
mesi che non facciamo più l'amore, io e te. Vorrei sapere perchè."
"Tre mesi che..." ripetè Pantronfio, stralunato. Era evidente che non si era
mai reso conto del problema.
"Esaminiamo le ipotesi una per una" proseguì Patunzia, sedendosi accanto a
lui e contando con le dita. "Prima ipotesi: c'è un'altra donna?"
"Un'altra... No, ma no, come ti vengono in mente certe idee!" Sembrava
sinceramente stupito. "E' che sono talmente stanco, ma così stanco,
ultimamente... un'amante! Sì, figurati! Non riesco a soddisfarne una, di
donna."
"Allora, due: non ti piaccio più."
"Ma no, ma no... cosa dici... io ti amo tantissimo, lo giuro, tantissimo, ma
vedi... sono così stanco, ultimamente, che io... io penso di non essere
capace, attualmente, di..."
"Allora, tre: sei malato?" chiese.
"Qualcosa che non va, in effetti ci deve essere" ammise. "La mia stanchezza
è anormale, in certi momenti mi prende un torpore, una voglia di dormire...
come se andassi in letargo..." Si grattò la testa, imbarazzato, avvilito.
Patunzia realizzò per la prima volta che si trovava veramente di fronte ad
un uomo debilitato, forse malato in modo grave, che aveva bisogno di aiuto.
"Sei andato da un dottore?" domandò abbracciandolo con sincero slancio.
Confermò, c'era andato. "Il medico dice che ho solo bisogno di riposo, ma io
non... ecco, non ne sono tanto convinto."
Allora Patunzia prese a confortarlo infilando la sua mano dentro i pantaloni
del pigiama carezzandogli il pene. Ancora una volta, fu la sensazione di
gelo a sorprenderla, ma non solo: l'organo era molle, flaccido, e non
accennava minimamente ad acquistare consistenza, nonostante lei lo stesse
toccando nel modo giusto nei punti giusti.
Ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Mentre il marito stava seduto
sul letto con gli occhi chiusi, lei gli tirò giù i pantaloni e prese a
leccarlo. Lo prese quindi in bocca.
Nulla. Pantronfio doveva essere veramente malato, se lei non riusciva a
drizzarglielo neanche così! Poi quella strana indefinibile sensazione di
freddo, come se dentro quell'organo non circolasse sangue, non ci fosse
vita.
Rinunciò, e nello scostarsi gli occhi caddero su un particolare che non
aveva mai notato prima. Con le dita della mano scostò le pieghe della pelle
per osservare meglio: non credeva ai suoi occhi. Guardò ancora meglio, per
essere certa di non essersi sbagliata.
"Pantronfio!" lo chiamò. Ma il marito non rispose, stava seduto sul letto
con gli occhi chiusi. Patunzia lo scosse piano con una mano sulla spalla.
"Pantronfio!"
Si era addormentato. Aprì gli occhi con una lentezza esasperante: "Eh...?"
"Niente caro" disse lei, asciutta. "Riposati. Mettiti a letto." Lui obbedì
come un automa e, non appena sdraiato, cadde immediatamente in una sorta di
catalessi.
Ormai Patunzia ne era certa: quell'uomo si stava consumando, stava morendo,
stava spegnendosi come un lumicino. Ciò che aveva visto, appariva come un
qualcosa di misterioso ed inquietante che lei da sola non avrebbe mai saputo
fronteggiare.
Aveva un grande bisogno di aiuto, ma a chi avrebbe mai potuto rivolgersi?
Prese a sfogliare le pagine gialle. Ma non trovò nulla che potesse fare al
caso suo. Stava per richiudere il volume sconfortata, quando dalle pagine
dello stesso cadde un bigliettino da visita, e le tornò in mente chi glielo
aveva dato, circa un anno prima: allorchè si era messa in testa di
iscriversi all'Università... poi aveva rinunciato, il lavoro di cassiera al
Supermarket era troppo impegnativo, come orario...
Però, quel professore avrebbe potuto fare al caso suo.
Guardò di nuovo il marito che giaceva immobile sul letto e respirava appena,
anzi rantolava facendo un rumore cupo da far accapponare la pelle, e decise
che quella notte avrebbe dormito sul divano. Era spaventata, terrorizzata,
anche se non sapeva mettere a fuoco l'oggetto dei suoi incubi.

1 commento:

  1. Se ti va passa da me...
    I miei non sono racconti inventati, ma la mia vita ;-)

    http://mydeepinside85.blogspot.it/

    ti aspetto

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