mercoledì 14 luglio 2010

Sesso famigliare

Lei era andata via un'altra volta, ed ero rimasta sola con lui. Sapevo però
che presto o tardi sarebbe sicuramente tornata. Dopo tutto lui, con la sua
pazienza e la sua capacità di comprensione, rimaneva pur sempre il suo punto
fermo, il porto dove ritornare quando aveva dato sfogo agli astratti furori
di cui di tanto in tanto diveniva preda. Una volta era un giovane amante, un'altra
volta un lavoro che la portava lontano, oppure una nobile causa politica che
la impegnava giorno e notte. Sinceramente da tempo avevo smesso di darmi una
spiegazione di queste sue periodiche fughe. Non mi importava più niente se
fosse la sua naturale irrequietezza o la paura di invecchiare o chissà cos'altro
la vera causa del suo comportamento.


A me oramai importava solo di lui, che rimaneva ad aspettarla, sempre .
Malinconico ma sicuro del fatto che alla fine lei sarebbe tornata da lui.
Non nascondo che tutto ciò mi procurava una rabbia indicibile. Vedevo
soffrire uno degli uomini migliori che avessi conosciuto per le pazzie di
una donna egoista.
Non riuscendo, quindi, più a sopportare di vederlo, triste e silenzioso,
cercare un conforto nella lettura dei suoi libri preferiti, gli proposi di
andare a cena fuori.
Giuro che fu solo per via di come mi guardava il cameriere, che mi accorsi
che non mi ero certo vestita come una ragazza che intende trascorre una
tranquilla serata con il proprio padre. Non potei allora fare a meno di
domandarmi perché mi ero vestita in modo così provocante. Evidentemente
avevo desiderato, anche se incoscientemente, di sedurre mio padre. Ma la
questione era se questo desiderio di seduzione fosse dovuto a un riflesso
condizionato, riconducibile alla mia vanità di donna, oppure a qualche
inconfessabile sentimento che provavo nei suoi confronti.


Provai allora a immaginare quello che avrebbero potuto pensare i nostri
vicini di tavolo vedendoci, e devo ammettere che mi divertì l'idea di
sembrare agli occhi degli altri l'amante di mio padre. Quello che
soprattutto mi faceva piacere era l'invidia e l'ammirazione di cui mio padre
sarebbe stato oggetto. Lui che in fondo era un gran timidone, ora passava
per un playboy e magari acquisiva punti anche tra le donne presenti. Pensai
fosse un simpatico modo, per risarcirlo delle pene che stava ingiustamente
soffrendo. Così feci di tutto per far credere che io fossi la sua amante. Lo
chiamai sempre e solo per nome, e ogni volta che mi sembrava che qualcuno ci
stesse guardando facevo la smorfiosetta con lui. Naturalmente mio padre non
poté fare a meno di mostrarsi stupito per il mio strano comportamento, ma
non gli dette molto peso, attribuendolo a una qualche mia pazzia tardo
adolescenziale.


Ma appena tornati a casa, mi colse una gran tristezza perché essendo rimasti
soli non avevo più alcun pretesto per comportarmi come la sua amante. Dovevo
porre fine a quel bel gioco che per qualche istante aveva illuso anche me.
Ora non avevo più scuse, dovevo tornare a essere la figlia. Fu allora che la
situazione mi sembrò ingiusta. Ritenni, infatti, che fosse assurdo lasciare
un uomo così fantastico ad una donna che lo faceva soffrire e non se lo
meritava, quando io invece avrei saputo apprezzarlo veramente e renderlo
felice, o quantomeno mi sarei dedicata a lui con tutta me stessa.
Ma adesso, ripensando a quel che successe, mi accorgo che tutto ciò non c'entrava
niente, e forse volevo anch'io un uomo che soffrisse per me quanto vedevo
lui soffrire per mia madre


Decisa comunque a sedurlo, entrai in camera da letto con la scusa di
ricevere un po' di coccole dall'amato paparino prima di andare a dormire.
Avevo indosso solo la giacca del pigiama e le mutandine, e mi sentivo
irresistibile.
Lui era già a letto e stava leggendo un libro. Saltai sopra al talamo dei
miei genitori e abbracciai mio padre. Mentre lo ricoprivo di teneri bacetti,
cercavo, con fare innocente, di strusciare la gamba sul suo cazzo. D'improvviso
vidi la sua espressione mutare, cercò di guardarmi bene negli occhi per
capire cosa stesse succedendo, ma riuscii a non far trapelare niente delle
mie intenzioni e mostrai il visino più tenero e ingenuo che io avessi mai
sfoggiato. Lui sembrò allora rilassarsi, e lasciò che io proseguissi in
quelle ambigue carezze. Quando poi sentii che il suo cazzo cominciava a
indurirsi, gli montai sopra. Ma al fine di evitare qualche prematuro
sospetto, per un minuto o due continuai a cercare di eccitarlo in maniera
non troppo evidente. Me ne stavo distesa sopra di lui, e mentre con sciocche
parole cercavo di distrarre la sua mente con piccoli movimenti del bacino
cercavo di tener desti i suoi sensi. Forse a lui sarebbe piaciuto continuare
in questo stupido giochetto, accontentarsi di un po' di piacere senza dover
tirar fuori il coraggio per avere di più. Ma non è così che sono fatta, io
non ho paura di rischiare.


Quindi mi misi seduta sopra di lui, sopra il suo cazzo. Cominciai a
dimenarmi in modo tale che non potessero esserci più dubbi sulle mie reali
intenzioni. Sentii bene il suo cazzo duro, e per pochi secondi fatali lo
vidi esitare. Certo poi riuscì a togliersi di dosso sua figlia, e riuscì poi
a guardarla con una terribile aria di rimprovero, ma sapeva anche che aveva
esitato e la sua erezione tradiva quel che voleva negare.
E se poté resistermi ancora qualche secondo, fu solo grazie a quel po' di
rabbia per il mio piccolo inganno.
Lo guardai negli occhi mentre presi il suo cazzo tra le mani. Volevo essere
sicura che provasse più piacere possibile, volevo essere brava come mai mia
madre lo era stata.
Quando lo vidi chiudere gli occhi e gustarsi la mia sega, provai una grande
soddisfazione. Mi sembrava di aver superato mia madre, e piena di entusiasmo
per il successo ottenuto cominciai a leccargli le palle.
Avrei fatto qualsiasi cosa per farlo godere. In quel momento volli pensare
che mia madre fosse egoista anche a letto, e che perciò mio padre avesse
sempre dovuto accontentare.
Smaniosa, allora, di esaudire finalmente ogni suo desiderio nascosto, presi
a leccargli anche l'orifizio anale, e quindi gli infilai un dito nel culo
per cercare di stimolare la prostata.
E mentre col dito continuavo a praticare tale massaggio, iniziai a
succhiargli il cazzo con grande passione e dedizione. Il suo corpo sembrava
fremere di piacere, ed io mi sentivo vittoriosa. Ero finalmente sicura di
aver conquistato mio padre e spodestato mia madre. Ora non mi restava che
completare l'impresa, accogliendo il suo cazzo nella fica. Ciò per me era
molto importante, secondo la mia mentalità ancora un po' ingenua si trattava
di un vero e proprio suggello della mia conquista, d'altronde allora ero
poco più che una ragazzina.
Mi misi quindi di nuovo sopra mio padre, strinsi nel pugno il suo membro, e
lo feci entrare lentamente. Stetti immobile per qualche istante per sentirlo
bene dentro di me, come ho detto in fondo ero solo una sciocca ragazzina.
Mio padre intanto rimaneva totalmente passivo, e lasciava a me qualsiasi
iniziativa. Neppure una parola o un gesto proveniva da parte sua, solo
sospiri di piaceri. Tuttavia questo non mi dava affatto da pensare,
completamente presa nella mia parte di consumata amante, lo ritenei normale.
Ora capisco che ero troppo concentrata sulle emozioni che stavo provando,
per la prima volta, infatti, mi sentivo l'assoluta protagonista della scena.
Ero l'unica donna della casa, l'unica donna della vita mio padre.
Con quella che credevo essere una raffinatissima tecnica, cercavo di far
godere al massimo mio padre, variando il ritmo della penetrazione. Mi
sollevavo piano, per far uscire il cazzo a poco a poco, e continuavo così
per un paio di minuti. Poi prendevo ad agitarmi come una forsennata,
cercando di farlo arrivare vicino all'orgasmo, e quindi ricominciavo a
muovermi piano. Dopo quasi un quarto d'ora di questo trattamento decisi di
farlo venire. Dato il suo livello d'eccitazione, mi bastò muovermi in
maniera frenetica per un po', per sentire il suo caldo sperma dentro di me.


Continuai a essere la sua amante per tutta la settimana successiva. Ogni
notte entravo nuda nel suo letto, e lo eccitavo finché non sfoggiava una
incredibile erezione, che cercavo di appagare al meglio.
Ero quindi ormai molto sicura del mio ruolo futuro, e già pensavo a come
sarebbe stata la nostra vita insieme. Ma un giorno, rientrando a casa,
sentii il suo profumo preferito. Bastò solo questo per gettarmi nello
sconforto. Cercai allora di riprendermi, dicendo a me stessa che dato quello
che era successo lei non poteva più riprenderselo. Avrebbe certo provato di
tutto, ma ormai c'ero io al posto suo, e non poteva che fallire.
La mia illusione durò pochissimo, perché dalla camera da letto sentii
provenire dei rumori inconfondibili. Avanzai allora verso la porta della
camera. Ferma e immobile, vidi finalmente la verità, che avevo voluto
negare. Mio padre era del tutto diverso, con voce forte e autoritaria le
chiedeva quel che voleva: "Puttana, resta in ginocchio così e adesso leccami
bene le palle!"
Mia madre sembrava ubbidire e subire gli insulti e le umiliazioni, alle
quali lui si divertiva a sottoporla.
Ora, dunque, era lei che si faceva dominare e ubbidiente faceva tutto ciò
che chiedeva mio padre.
Lui non era passivo, come con me, mostrava un impeto e una foga che non gli
avevo mai visto.
Mi fu così evidente la strana e potente passione che li univa, che li
rendeva vittime e carnefici allo stesso tempo.
Non volli vedere o ascoltare altro. Passai la notte a casa di una mia amica,
non me la sentivo proprio di confrontarmi con i miei genitori. E per un
certo periodo cercai di stare fuori casa più che potevo, per frequentarli il
meno possibile. E' sempre dura quando dobbiamo ricrederci, riconoscere che
ci eravamo sbagliati e che le persone che conosciamo sono molto diverse da
quello che ci sembravano, soprattutto quando poi si tratta dei nostri
genitori.

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