martedì 14 settembre 2010

Incesto tra fratello e sorella

Un bel racconto di incesto, sesso estremo tra fratello e sorella scritto da una nostra lettrice, Sorellina92

sorella puttana
Chi non ha mai sognato di vedere la propria sorella impegnata in un film porno?

"Ti ho visto, sai! Ti ho visto l'altra sera mentre ti sditalinavi, sdraiata
sul letto. Non immaginavo che avessi certi bollori. Ti passavi e ripassavi
la mano sotto, in un modo tale che sembravi scatenata e quanto hai goduto,
ho visto sul tuo volto tutta l'intensità dell'orgasmo che hai provato. Sei
cresciuta ormai e non sei più la bambina che pensavo che tu fossi".


Era la prima volta che Luigi parlava in questo modo alla sorella. Fino ad
allora, pur essendoci un grande e tenerissimo affetto, fra di loro non c'era
mai stato questo tipo d'intimità, non si era mai parlato di sesso. Anche se
Claudia aveva ormai compiuto 14 anni, Luigi aveva continuato a pensare a lei
come alla bambina vivace, che aveva tante volte coccolato e fatto divertire,
prendendola sulle spalle. Del resto la casa, in cui abitavano sin dall'
infanzia, non faceva altro che ricordargli la sorella bambina. Ogni volta
che gli capitava di entrare nella camera da letto dei suoi e vedeva
l'armadio, non poteva fare a meno di ricordare quella volta che Claudia si
era nascosta nell'armadio sotto al piumone e aveva fatto disperare i
genitori, che non sapevano più dove si fosse andata a cacciare. Dopo aver
cercato anche per le scali del palazzo, stavano per chiamare la polizia,
fortunatamente a Luigi venne in mente dove si sarebbe potuta cacciare quel
demonietto.
Ma adesso tutto era cambiato. L'immagine della sorella, abbandonata sul
letto, completamente presa dalla voglia di godere e alla furiosa ricerca del
piacere, aveva rivelato a Luigi qualcosa di cui prima solo molto vagamente
aveva avuto la coscienza.


"E tu non ti tocchi mai? Non ti prendi mai in mano il cazzo? Anche io ti
ho visto, ti ho guardato di nascosto mentre ti toccavi e guardavi delle
riviste. Lo so che sei pieno di voglia di scopare e che non sempre trovi una
schifosissima troia che te la dà!!"
Era vero, Luigi ricorreva spesso alla masturbazione, ma non era vero che ciò
fosse dovuto al fatto che non trovasse sempre una con cui scopare. In lui c'
era sempre stata una certa insoddisfazione, che non era mai riuscito a
spiegarsi. Troppo grassa, troppo magra, troppo sfacciata, troppo ritrosa,
nessuna delle ragazza che aveva conosciuto gli era piaciuta completamente.
Per quanto si fosse sforzato, le poche relazione che era riuscito ad avere
non erano durate più di un paio di mesi. Inesorabilmente la ragazza con cui
stava, dopo un po', ai suoi occhi perdeva ogni minima attrattiva.


Luigi era entrato in camera della sorella, sospinto da quel nuovo
sentimento, che sentiva affiorare in lui, senza bene sapere come
comportarsi. Subito lo colse il pentimento, per averla provocata così
stupidamente. Si avvicinò alla sorella, fissò i suoi occhi e, rimanendo a un
centimetro dalle sue labbra, dichiarò il suo amore.
" Ho voglia di te, sei bellissima, ti desidero come non ho mai desiderato
nessun'altra. Tu sei il mio ideale di donna e sei quella che amo di più,
finalmente l'ho capito."
Stretta tra le braccia del fratello, Claudia aveva il cuore in tumulto, era
da tanto che sognava un simile momento.
"Anche tu mi piaci tantissimo e non sai quanto ci stavo male quando uscivi
con quelle schifose. Ma adesso sei tutto per me, le tue labbra sottili, la
tua pelle così bella da accarezzare, i tuoi capelli lisci, è tutto mio. Ora
mi apparterrai per sempre e nessuna ti porterà via da me!"


Le bocche dei due giovani si unirono a suggellare il loro amore impuro.
Dapprima, teneramente e con dolcezza, i due amanti godettero di quei baci.
Tanto era il desiderio e il sentimento represso, che solo il contatto delle
labbra sembrava sufficiente ai giovani innamorati per raggiungere l'estasi.
Ma assaggiato il frutto proibito, ben presto la passione cominciò a scaldare
le loro viscere e l'ingordigia dei sensi prevalse. Le labbra si schiusero e
le lingue si cercarono per assaporare l'uno il gusto dell'altra. Dopo il
primo contatto delle lingue, solo dalla loro giovane passione
furono schiavi.


Luigi succhiò avidamente la lingua della sorella e contemporaneamente la
vellicava con la propria. Quando fu il turno di lei, si fece travolgere
dalla bramosie per le belli e sottili labbra del fratello. Quante volte,
vedendolo, aveva voluto baciarlo e impossessarsi di quelle labbra, ora
poteva farlo. Con delizia, passò la lingua sulle desiderate labbra e poi
finalmente cominciò a mordicchiarle. Dove i suoi denti avevano lasciato il
segno, poi interveniva la lingua a curare le dolci ferite.


Con la bocca e la lingua infiniti tormenti e delizie si diedero, più di
quanto ne sentissero il bisogno. La illecita passione di cui erano succubi
per un attimo l'impaurì e nel vano tentativo di resisterle, prolungarono i
loro baci, per evitare di spingersi oltre.
Ma incapaci di staccarsi l'uno dall'altra, non fecero altro che acuire il
fuoco dei loro corpi.
Come è noto, cercare di resistere alla tentazione è pericoloso, perché non
si fa altro che aumentare il desiderio.
Finalmente Luigi spogliò la sorella, ma con lentezza, perché il cuore gli
batteva all'impazzata.


Mai aveva visto delle forme così belle e perfette. Tutto il suo corpo aveva
il colore dorato e l'incarnato delicato del suo viso. Come un frutto non
ancora maturo ma neppure acerbo, conservava in sé il candore della
ragazzina, che lei aveva appena smesso di essere, e al contempo faceva
intravedere la sensualità della donna, che stava per diventare.


Prima di appagare gli altri sensi, Luigi dovette lasciare che i suoi occhi
avessero tutto il tempo di saziarsi di quella stupenda visione.
Terminata la contemplazione delle bellezze della sorella, passò le mani tra
i lunghi capelli castano chiari e, avvicinando il volto, annusò il buon
profumo, che emanavano. Accarezzò dolcemente il perfetto ovale del viso.
Arrivò al lungo collo e rimase incantato dalla fossetta del giugulo , vi
pose la bocca e con la lingua vi si insinuò. Ciò provocò un brivido di
piacere nella ragazza, che emise un debole sospiro e, sentendosi umida tra
le gambe, cercò la mano del fratello, per porla sulla fica.


Ma Luigi, non aveva alcuna fretta, sotto i suoi occhi c'erano infiniti
tesori di cui godere e impossessarsi. Così la ragazza dovette aspettare e
per calmare il suo montante desiderio, si stingeva forte le cosce e, quando
più forte si faceva il bisogno della sua fica, arcuava il bacino e cercava
il contatto con quello del fratello, per tentarlo.


Le spalle rotonde, piene e morbide, ricevettero la meritata attenzione, da
appassionati e adoranti baci furono ricoperte.
Delicatamente le dita fecero il periplo delle belle tette. Né piccole, né
grandi, sode, invitanti, sussultavano sotto il suo tocco.
Sulla loro sommità i piccoli e rossi capezzoli erano già turgidi e
promettevano nuove gioie.
Si inumidì con la saliva i polpastrelli e cominciò a stuzzicarli prima
teneramente e poi con maggior forza. Ma anche la lingua prestò volle la sua
parte e cominciò a descrivere sfrenati vortici, intorno a quei golosi dolci
rossi.
Infine toccò alla bocca rendere l'ultimo omaggio, Luigi succhiò forte, per
interminabili minuti, riempiendosi le mani di quel giovane seno.


Come un ingordo bambino, a malincuore dovette staccarsi dalle tette della
sorella.
Con la bocca discese lentamente sino all'ombellico, un'altro luogo che la
sua lingua non mancò di esplorare.


Si fermò per alcuni istanti sul monte di venere, il suo respiro era forte e
lei poteva sentire il calore del suo fiato sul centro delle sue sensazioni.
Allora la ragazza impose le mani sulla testa del fratello e la premette
contro il suo sesso, per rivendicare la soddisfazione del desiderio acceso.
Con la punta della lingua passò leggermente sulle grandi labbra.
Il fremito di piacere, che partì dalla fica, le fece allentare la presa,
vigliaccamente lui si liberò e scivolò oltre.


L'attenzione si rivolse alle lunghe cosce della giovane donna, quante volte
le aveva ammirate di sfuggita. Rammentò in particolare un giorno d'estate,
sull'autobus non c'era posto, lei si era seduta su di lui che, con gesto
automatico, le aveva posato una mano sulla coscia. Avvertì subito la
sconvenienza del gesto, la sorella non era più una bambina, tuttavia la mano
indugiò, lei gli sorrise, lui non capì e, sentendosi ancora più colpevole,
ritrasse la mano.
Ora, senza alcuna vergogna, teneva il volto stretto nell'incantevole morsa
di quelle gambe snelle e premeva le labbra contro la loro carne tenera. Si
lasciò tentare, aprì la bocca e assaggiò quelle teneri carni, morse con
tenero amore e poi succhiò con sfrenata lussuria.


Ma in quella posizione, era invitabile che presto l'avrebbe attratto
un'altra seducente insenatura. L'incavo del poplite e la sua pelle
sensibile furono così alla mercé delle vellutate carezze della lingua del
giovane.
La stimolazione di quel punto sensibile, tornarono a far gemere la ragazza e
a farle sperare ardentemente che lui, mosso a compassione per il sublime
patimento, che le infliggeva, si decidesse a prenderla.


In realtà si sentiva colpevole a godere così tanto, ora avrebbe voluto quasi
che finisse presto. Sentendo il suo essere così concentrato sul piacere,
temeva nel profondo che la loro unione potesse essere riconducibile
unicamente all'influenza dei loro ormoni, non dell'amore.
La malizia e la curiosità l'avevano precocemente resa edotta nei riguardi
del sesso, ma l'apprendimento degli affari d'amore è molto più lento e
richiede il suo giusto tempo.


Ma di tale turbamento il corpo della ragazza non dava segno, piuttosto era
ben altro che traspariva, almeno dal punto di vista del fratello, che
compiaciuto dal gradimento delle sue capacità amatorie ora aveva deciso di
dedicarsi ai sublimi piedini dell'amata.
Li teneva stretti tra le mani e da essi si faceva accarezzare il viso.
Neanche ad essi lesinò dolci baci e tra le dita la lingua si fece spazio.
Come fosse un fallo, l'alluce accolse nella sua bocca. E mentre ai piedi
dell'adorata sorella, continuava il suo gioco del sapiente amante, il
giovane si rese conto che ora non poteva più rimandare l'atto che, a torto o
ragione, consideriamo il culmine dell'amplesso tra uno e una donna.


Accadde allora che nel giro di pochi secondi fu colto da scrupoli e remore.
Si domandò se non stesse abusando dell'affetto della sorella, forse non era
veramente consapevole ed egli la stava violentando in qualche modo, inoltre
come potava sapere quali conseguenze avrebbe avuto tutto ciò su di lei.
Capita ad alcuni uomini innamorati di proiettare sull'amata la parte di sé
più sensibile e credere perciò che sia la donna quella che potrà soffrire
di più in rapporto d'amore. Scoprono poi a loro spese che è il contrario.


Lo smarrimento del fratello fu presto intuito da Claudia, che provò tanta
tenerezza per lui. Era bello vedere come l'amore lo rendeva timoroso e non
ebbe più dubbi anche lei lo amava veramente.
Ora toccava a lei contribuire, in modo deciso, affinché la loro passione
amorosa arrivasse a compimento. Scese giù, vicino al ventre, eccitando ogni
parte del corpo dell'amato, che toccava nella sua discesa. Poi la mano si
fermò sui peli pubici, giocherellò, si mosse intorno al pene, senza
toccarlo, ma facendolo drizzare nuovamente. Vedendola così risoluta, le
ansie del giovane svanirono e poté concentrarsi sul piacere.


La mano della sorella continuò a muoversi lentamente, intorno al pelo
pubico. Egli pensò che se gli avesse toccato il cazzo sarebbe morto di
piacere. La sua bocca si aprì per l'emozione. Un dito cercò il solco sottile
tra i peli e il sesso, dove la pelle era liscia, frugò ogni sua parte
sensibile, scivolò sotto il pene, toccò le palle.


Infine la mano si chiuse intorno al pene fremente e poi cominciò a muoversi
con sapienza. Fu un piacere così intenso che il ragazzo iniziò ad ansimare.
Chiuse gli occhi e si abbandonò a quell'incanto.
Ebbe, però, un sussulto quando percepì una meravigliosa e calda sensazione
umida appena sotto il glande e sul frenulo. Ma tenne gli occhi chiusi, non
osava guardare, sarebbe stato troppo.


Donato il prezioso aiuto, Claudia si riconsegnò nelle mani del fratello, gli
prese la testa tra le mani e l'appoggiò al pube, perché potessi toccarlo con
la bocca.
I riccioli del pelo pubico sfioravano le sue labbra, facendolo impazzire.
Ora non aveva più alcuna remora. Non poteva esserci nulla di male, si
convinse definitivamente.
Le carezzò i peli pubici e il solco tra le gambe e il monte di Venere, sentì
la carne tenera, la sentii umida e vi immerse il dito. Moveva l'indice
lentamente, premendo contro la parete anteriore della vagina.
Poi pose il pollice sopra il cappuccio della clitoride e delicatamente
descrisse dei cerchi su di esso. Vedendola ansimare sempre più forte, inserì
dentro anche il dito medio e con maggiore vigore premeva contro la parete
vaginale.


La ragazza si contorceva e agitava il bacino, cercando di assecondare i
movimenti della mano di Luigi.
Mai gli era apparsa più splendida, cercò con la mente qualche ricordo che
potesse reggere con l'immagine presente. La ricordò bambina mentre con
entusiasmo scartava i regali di natale. Valeva la pena spendere tutti i
propri risparmi, per farle il regalo che la facesse gioire di più e le
donasse un innocente piccolo orgasmo dell'animo.


Al momento giusto, le scoprì la clitoride e cominciò a succhiarla. Il
piacere che possedeva la ragazza era così intenso che lei sentiva di essere
sul punto di venire, ma non voleva che avvenisse così. Bramava, con tutta la
forza del proprio essere, sentirlo dentro di sé.
Cessò di ansimare, trattenne il respiro e dolcemente pose le mani sulle
spalle dell'amato. Istintivamente Luigi capì e si sollevò per stringerla tra
le braccia.


Nuovamente si scambiarono baci, ma diversi da quelli con i quali avevano
iniziato. Ora il cazzo duro del ragazzo premeva contro la fica eccitata di
lei, il loro baci erano uno sfogo del piacere che partiva diretto dai loro
genitali. Come mordendo un freno, si straziavano le labbra per colmare quel
breve attimo struggente, che precede la penetrazione.


Entrò con tutta la lentezza possibile, come per imprimersi nella memoria
ogni sensazione di un momento tanto atteso e al contempo temuto.
Entrambi immobili, per qualche attimo, si concertarono nel percepire ogni
emozione che quel contatto intimo procurava.
Poi quasi involontariamente i muscoli pelvici dei giovani reagirono, come
avessero una propria volontà e dei propri desideri. Lei sentì la vagina
contrarsi. Lui sentì delle scosse che percorrevano il cazzo.
Lei assecondando lo spasmo strinse le gambe intorno alla vita dell'amato,
avvinghiandosi ad esso, come l'edera che cresce sempre più forte intorno
all'albero .
Lui ubbidendolo all'impulso di quelle scariche cominciò a penetrarla,
muovendosi con ritmo tanto più vigoroso quanto più aumentava il piacere,
come l'onda che diviene più violenta all'aumentare del vento.


Ogni spinta dell'amato le donava nuove e intense sensazioni, che
l'avvicinavano sempre più al culmine del piacere, impaziente, allora,
di raggiungerlo prese ad imporgli il ritmo, premendo le mani contro
i suoi glutei.
Lui assecondò per un po' quei teneri comandi, ma solo per darle l'illusione
del controllo della situazione. Sicché quando lei pensò ormai di aver una
amante docile, che l'avrebbe presto soddisfatta senza alcuna pena, lui si
ribellò.
D'altronde si era sempre divertito a torturarla prima di accontentarla,
perciò anche questa volta le inflisse il perfido supplizio. Ogni volta che
la vedeva vicino a godere, si fermava bruscamente e cominciava a penetrarla
con lenti e brevi affondi, capaci solo di mantenere la sua erezione.
Appena poi la vedeva raffreddarsi quasi del tutto, riprendeva a infliggere
alla sua fica quei colpi di cazzo, che le piacevano molto e la mandavano
letteralmente in estasi.
Gli insulti che, in balia di quel crudele gioco, lei gli rivolgeva erano
musica per le sue orecchie:"Stronzo, bastardo!"
Ma ogni gioco deva avere la sua fine, per cui dopo l'ennesima battuta di
arresto, il giovane cominciò a stimolarle la clitoride con le dita e
contemporaneamente a penetrarla con incredibile energia.
Una meravigliosa sensazione di calore proveniente dalla fica l'avvolse
immediatamente, quindi il piacere si intensificò finché non esplose in un
grido appena strozzato.


Riconoscendo prossimo l'orgasmo, Luigi provò a uscire per eiaculare fuori,
ma lei lo trattenne:"Domani, domani ci preoccuperemo di tutto, ma oggi no" .
Il giovane le venne dentro e lei sentì che ora la loro unione era veramente
completa.
Rimasero a lungo distesi e abbracciati in quella stanza, che ancora per
qualche ora avrebbe salvaguardato il loro amore segreto, tenendo all'esterno
il mondo. Dopo l'amplesso, gli amanti impauriti indugiano sempre, almeno
un poco, a letto, per assaporare il senso di protezione che offre loro
l'alcova.
"Domani, domani ci preoccuperemo di tutto", continuava a ripetersi Claudia
mentre accarezzava l'amato fratello. Quella notte sognò di cadere piano
lungo un precipizio, affondare in un mare di coralli e alla fine di salire
delle scali che portavano alle stelle.

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